venerdì 29 dicembre 2017

"La parola era un giocattolo, un fuoco d’artifizio, un telescopio con trappole. La parola poteva..."

“La parola era un giocattolo, un fuoco d’artifizio, un telescopio con trappole. La parola poteva venir rigirata, rivoltata come un guanto, annodata come uno spago e ne venivano fuori sempre nuvolette nuove, altri sorprendenti gingilli. Quelle d’una lingua scivolavano in quelle di un’altra. Piano piano imparai ad amare le parole col gusto che il musicista ha per i suoni ed i timbri, il pittore per i colori e gli impasti, lo scultore per le forme è la pelle della materia; ma in più c’era tutta l’infinita ricchezza semantica, il mondo sconfinato dei pensieri e dei sentimenti che le parole risvegliano e mettono in moto, che sono capaci d’evocare con precisione terribile o vaghezza dolcissima. La parola era infine un tesoro e una bomba. Ma soprattutto era una caramella, qualcosa da rigirare tra lingua e palato con voluttà, a lungo, estraendone fiumi di sapori e delizie.”

- Fosco Maraini, Gnòsi delle Fanfole (via doppisensi)

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